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Precipita nella folla, quel che ammaina è la parola, si lecca le ferite, strabuzza gli occhi e tace. Ingoia un urlo all’Agip del centro, Siberia in gola ossa stropicciate e la patria pompa nera guerra. Poca come quella della pecora guidata dal cane, abbiate cura di voi la notte è di tempesta, acido, Risiko, astio, tritolo. I sentimenti urbani sono armati, gettano pensieri giù come stendardi. Poca come quella di chi ha i pugni in tasca duri come montagne, come quella di chi viene presa alle spalle nel gelo carnale di un motel. Precipita nella folla, ammaina anche la rabbia, si lecca le ferite, sbranata dal mutuo. Reclama asilo dopo lo sfratto, rinuncia al mito e rischia il naufragio, è la poca voce del paese. Siamo neonati un Paese nuovo ma già stanco, un grosso coro distratto. Siamo neonati un sermone a fuoco ma corrotto. Un’esca ad ogni vicolo, ruga, imbuto.
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